venerdì 25 novembre 2011

A chi mai dentro di sè il vuoto misurò

                                                         Vladimir Kush


Camminando per strada da dietro gli occhiali scuri osservo tutto ciò che mi scorre attorno, dal tizio che passa in bicicletta, al cane randagio che mi passa accanto, al marciapiede semidevastato dopo un'incidente. Non posso fare a meno di abbandonare i pensieri tra le note del mio lettore mp3. Ho l'impressione di essere così vuota da potermi perdere dentro me stessa, o di essere così piena di me di essere sul punto di non riuscire più a contenere nulla. Essere una spugna può essere duro, devi assorbire fino in fondo, e hai sempre paura di non fare abbastanza. E' come quando senti che vorresti dire un milione di cose ma c'è come un muro in cui rimbalzano, si sgretolano, come neve al sole. E' sempre lo stesso fatto: la dicotomia tra quello che sei e  quello che vorresti, tra quello che pensi e quello che dici. Sarebbe  più facile se fosse così come dice De Andrè: "Tira sassi nel cielo e nel mare ogni volta che colpisce una stella chiude gli occhi e si mette a sognare chiude gli occhi e si mette a volare".


Non sono niente,
non sarò mai niente,
non posso voler d'essere niente.
A parte questo ho in me tutti
i sogni del mondo.

Alvaro de Campos (Fernando Pessoa)

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