sabato 28 gennaio 2012

Everything in its right place

Jake Baddeley

"Vivere, dicevamo una sera in hotel, è così come mangiare una mela".
I Baustelle che lottano con Tiziano Ferro e il sabato mattina pre-pranzo.
Leggo teorie commerciali e mi distraggo. Penso all'economia, o meglio alla microeconomia delle azioni e omissioni quotidiane. In ogni nostra ultima parola, azione o omissione c'è un'utilità marginale, un beneficio ricavabile appunto dall'ultima unità prodotta o non prodotta (per il caso di omissione).  Il beneficio può ricadere sia sul produttore (agente) che sul consumatore (ricevente). Ma l'uomo è incontenibile, insaziabile e quindi vuole sempre dire, fare e non fare di più, fino a quando l'utilità marginale  arriva dritta al suo funerale.
Quindi si applica la legge dei rendimenti decrescenti, per cui per ogni unità aggiuntiva si avrà via via un rendimento sempre minore. E le cose stanno un pò così: puoi mangiare hamburger per tutta la vita e continuare sempre ad ingozzarti, ma arriverai al punto di saturazione, e sarà proprio allora che la teoria della non sazietà andrà a farsi benedire.





E' incomprensibile ma un senso ci sarà.

martedì 24 gennaio 2012

Words

                                                                                                  Cris Wicks


Non sono mai stata brava a disegnare. Pur scarabocchiando spesso fogli bianchi l'unica cosa che viene fuori sono parole, parole e ancora parole, nessun oggetto e nessun volto. E anche adesso è così. Riempio continuamente le cose, importanti o meno, con parole, divento prolissa quando essere concisi e più concreti  sarebbe l'unica soluzione valida. La verità è sempre in quell'abusato e trapassato brocardo per cui se alle parole non associ i fatti, stai spacciando acqua per fuoco. 



sabato 21 gennaio 2012

E so che sai che un giorno



Senti che cosa c'è che non va con te
piangi poi ridi e chissà perché 
guarda il sole ci scalda ancora 
niente rimane sempre cosi com'è 
pensami cosa ho provato lo sai 
e so che sai che un giorno cambierà 
e so che sai che un giorno cambierà 
guarda i fiori che m'hai donato 
tempo sono da tempo appassiti 
guarda quei fiori che m'hai donato 
presto li getterò 
persa molto lontano da qui 
persa in quella strada che ormai sai solo tu 
torna qualche minuto con noi 
tanto cos'hai da perdere ormai.

giovedì 19 gennaio 2012

Le approssimazioni


L'afa della mia stanza e chilometri di numeri su un foglio bianco, operazioni da risolvere, nodi da sciogliere, che aspettano una biro che inizi a scrivere. I numeri relativi con i loro più e meno al  posto talora corretto, talora sbagliato, come le altalenanti percezioni che possono aversi a distanza di giorni, di ore, di minuti
o addirittura di secondi. Arrivi alla fine del conto e devi dividere, perchè bisogna stringere bisogna arrivare al "a ciascuno il suo", ma la divisione non è perfetta e devi approssimare. Approssimi il numero e ne tagli una parte, tagli la coda, tagli le gambe e il numero resta lì a metà.  Riguardi l'espressione, che credi erronea, controlli il risultato ma è così che deve andare, con approssimazione.  L'approssimazione serve a riempire i buchi con diametro definito ma se si ha tutto lo spazio che si vuole, un' approssimazione è il nulla.




Can you feel it?
I, I won't ever be your cornerstone
I, I don't wanna be here holding on
I, I won't ever be your cornerstone

lunedì 16 gennaio 2012

Portami a bere dalle pozzanghere

                                                                                                 Omar Galliani



Le sette del mattino, il freddo, la pioggia e il traffico di una città che si risveglia. Sono già sveglia da due ore dopo aver dormito a stento per tre.  Facendo lo slalom tra le pozzanghere, evito i miei riflessi d'acqua sporca  e fango, ma a volte  l'acqua blocca il passaggio e non posso fare a meno di bagnarmi le scarpe e l'orlo dei jeans. Ed  è sempre così che vuoi evitare il fango e invece ci caschi dentro.  Accelero il passo e mi lascio dietro la solita strada che faccio sovrappensiero ogni mattina, imbocco una traversa e cambio direzione. A volte si ha bisogno di una sterzata anche se si è sotto la pioggia e allunghi il percorso di un chilometro.



Di colpo diventò distratta e malinconica
com'era tinta un po' com'era bella e sadica

domenica 15 gennaio 2012

Over and over again

                                                                                                                           Hanks Steve



Sabato sera di pioggia, con le gocce che si schiantano al suolo e si distruggono quasi fossero cristalli di nulla. Il nulla fa il rumore della pioggia che si schianta contro il tutto.  Il freddo congela le membra,  raggela lo sguardo, inibisce. Eppure nelle vene le parole circolano lo stesso, lì in mezzo ai globuli rossi, alle piastrine e ai globuli bianchi. Le parole sono nel sangue, sono nell'ossigeno che serve a produrle. Quelle giuste, adatte, quelle che anche tu vorresti sentire non vengono mai fuori, esce solo l'anidride carbonica. E' come se ci fosse una parte di me sempre in agguato e al minimo tentativo di una parola giusta, la colpisce col suo  fedele fazzoletto imbevuto di cloroformio per neutralizzarla.  Questo credo che sia perchè quando ci si abitua a sotterfugi, menzogne e cose non dette sembra di avere un macigno sulle spalle e quando ci si rende conto che magari non sempre è così, il macigno preme di più, si fa più pesante e inizia a sgretolare le costole dell'apatia e dell'indifferenza. Forse arriva il momento della consapevolezza che chiude il cerchio del:

- "Non è possibile"  [Fase A: Rifiuto]
- "E'assurdo, dite cazzate" [Fase B. Negazione ai terzi]
- "Boh, a questo punto non lo so" [Fase C: Insinuazione del dubbio]
- "Magari sì, ma solo un pò" [Fase  D: Percezione consolatoria distorta e illusoria/ Preaccettazione interiore]
-  "Va bene, è così. E ora che vogliamo fare?" [Fase E: Consapevolezza]

E sapendo che ogni processo mentale/emozionale che mi tocca si articola in fasi dialettiche si può immaginare di quali tzunami sia capace la mia mente.




La convinzione che renda più nobili cadere molte volte
ti rende consapevole che non pensare
ti faccia bene.

martedì 10 gennaio 2012

Uno di quei giorni che




Uno di quei giorni in cui cammini per strada come se fossi sull'orlo di un precipizio, come se fossi sul punto di cadere da un gradino e non ti rendi conto che il gradino è solo una parte di una scala di mille gradini e per quanto puoi cadere, precipiterai sempre da un'altezza troppo ridotta per farti del male, solo se non sai cadere puoi slogarti o romperti qualcosa, ma niente i questo ti ucciderà. E ci pensi mentre cammini con il tuo sottofondo musicale preferito nei timpani, con la tua noncuranza e l'alienazione da ogni altro tipo di suono. In realtà basterebbero i tuoi pensieri a sonagli per uccidere i silenzi, ma non vuoi e non puoi starli a sentire, perchè i sonagli sono scheggiati e tagliano, lasciano solchi, vuoti non rattoppabili, perchè senza risposte. I guanti sulle mani creano una bolla di calore sulla pelle, uno scudo dal freddo del mattino, dal freddo del reale, ma le mani restano gelate, come me. Posso stare  per ore davanti  ad una  stufa, ad una qualsiasi fonte di calore, ma il tepore non riesce a permeare e io rimango paralizzata dentro le mie fughe preventive, dentro circoli viziosi e suggestioni che mi autoimpongo. E forse quando arriverà la primavera scioglierò anche questo blocco di ghiaccio, pari al cemento armato, a cui lascio la facoltà di farmi essere così incostante, contraddittoria, volubile e lunatica.




Prima o poi mi sparerai alle spalle, Angie
Credi in ciò che fai
Senza lacrime mi distruggerai

lunedì 9 gennaio 2012

Giorgio Canali- Non dormi

                                                                                                                         Don Dixon




Come vorresti addormentarti ora,
ma con questa luna piena
il lupo ti divora.
Come vorresti fosse già mattina,
con il sole all'orizzonte a cancellarla questa luna.
E queste tentazioni di fare e farsi del male,
come sempre inarrestabile è la marea che sale,
nessuno si senta in salvo,
nessuno speri,
nessun dorma,
all'alba vincerà qualcuno,
all'alba,
la calma.
Chissà perchè la gente a questo punto cerca dio,
gli occhi persi nel blu,
ma se c'è qualcosa che ti manca,
o sono io,
o ti manchi tu.
Come vorresti addormentarti ora,
ma,complice il silenzio,
il vuoto ti divora
e come vorresti cadere nello stesso sonno profondo della gente per bene
di questo buco del culo del mondo.
E urlate sirene,
suonate campane,
gridate allarmi,
a devastare questa quiete,
perchè tu non dormi.
La gente nel silenzio cerca dio,
gli occhi persi nel blu,
ma se c'è qualcosa che ti manca,
o sono io,
o ti manchi tu,ti manchi tu.
E ascolti immobile,
il cuore battere,
accompagnare in questa danza i tuoi pensieri,
ti lasci prendere in questo vortice,
inesorabile,
non puoi uscirne fuori.
E ascolti i gemiti e i lamenti,
di amore o di avemaria,
di questa città di morti viventi,
di vivi morenti e cosìsia.
E i tentativi timidi
di naufraghi nictalopi
di navigare incolumi tra queste ronde civiche.
E chissà perchè
è di notte che la gente disperata cerca dio,
gli occhi persi nel blu,
ma se c'è qualcosa che ti manca,
o sono io,
o ti manchi tu,ti manchi...
La gente nel silenzio della notte cerca dio,
gli occhi persi nel blu,
ma se c'è qualcosa che ti manca,
o sono io,
o ti manchi tu,ti manchi tu.






venerdì 6 gennaio 2012

Schegge vaganti

                                                                                                                               Dmitry Brodetsky


Sono una persona standard, nè bella nè brutta, nè sciocca nè geniale, nè illusa nè realista, forse un pò cinica ma questo perchè credo di aver perso il romanticismo per strada. Quando il braccialetto di perline che mi compone  mi si è disfatto tra le mani avrò smarrito la perlina romantica. Quando l'ho rimesso in sesto, dopo mille peripezie per ritrovare tutti i pezzi, mi sono resa conto che la chiusura era stretta e mi stringeva troppo il polso. A questo punto una persona razionale  avrebbe cercato fino all'esasperazione il pezzo mancante o perlomeno avrebbe trovato una perlina alternativa da aggiungere, ma io no. Io sono rimasta col bracciale stretto al polso, in modo che lasciasse un solco sulla carne, che all'inizio faceva male ma che alla fine è diventato morfina.  Credo sia l'assenza di una parte di te che hai perso che ti rende debole e forte al tempo stesso: sei debole perchè dentro di te sai che daresti di tutto per ritrovarti, sei forte perchè capisci che è il tuo attuale limite e sai che verrà fuori quando non lo bramerai più, perchè in fondo la massima è sempre valida: life is full of surprise but never when you need one.


Sentirsi speciali è la peggiore delle gabbie che uno possa costruirsi.
                                                                                                               Paolo Giordano 




attraversati dai fulmini
indossiamo comodi sorrisi di circostanza
in mezzo a mille proiettili
di cui non ci interessa la provenienza
con i pensieri più rapidi
dell' occhio di qualunque via, sterminatore
osserviamo distaccati traiettorie e percorsi
di queste schegge che vagano
ma così vicino al cuore

nei nostri sogni sintetici
non è certo per noi che la campana suona
guardiamo il cielo consapevoli
che nulla è più veloce della nostra fortuna
le ombre dietro agli angoli
muoiono quando il sole muore
ascoltiamo distratti i buffi simili
di queste schegge che vagano ma così vicino al cuore

martedì 3 gennaio 2012

Opposti ed estremi

                                           Hanna Muller



Dovrei smetterla d'inquisirmi continuamente e di stare sempre lì a punzecchiare i miei neuroni processandoli e accusandoli di lavorare ora troppo ora troppo poco. Specialmente le attività di esegesi a cui sono solita dedicarmi dovrebbero essere più moderate e avvenire solo in caso di stretta necessità. I fatti, i gesti possono essere interpretati in un miliardo di modi diversi; si possono  dire cose con uno sguardo, si possono nascondere parole dietro frasi intere, ma l'unica cosa che conta forse è fare una valutazione chiara e decisa dei fatti che non lasci margini di dubbio o errore che possano portare ad una rivolta neuronale. In realtà è un bel discorso, ma non credo che sia plausibilmente praticabile data la mia spiccata propensione al distacco dall'empirico e all'attaccamento al profilo strettamente psicologico ed individuale. Semplicemente mi chiedo perchè tra due strade di cui una dritta e una piena di curve, volente o nolente opto sempre per la seconda e conseguenzialmente per lo schianto sicuro verso cui mi accingo. Forse sono masochista.


And I find it kind of funny
I find it kind of sad
The dreams in which I’m dying
Are the best I’ve ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take

lunedì 2 gennaio 2012

Show must go on





Un prisma e le sue sfaccettature. Magari anche le persone sono fatte di milioni di sfaccettature che creano varianti diverse di una diversa sostanza. Ognuno di noi varia tra stati emozionali diversi e nel mio caso gli intervalli di variazione tra l'uno e l'altro equivalgono allo stesso lasso di tempo di un battito di ciglia.  L'autoanalisi mi porta a scompormi pezzo per pezzo, smantellando ogni parte dell'armatura che odio, amo e bramo indossare.
I miei pensieri cominciano a fare una devastante riunione condominiale  e da bravi condomini si scannano tra loro fino allo stremo delle forze nella speranza di una variazione decisionale, ma la decisione alla fine viene presa sempre all'unanimità  ed è sempre la stessa: fare emergere il nocciolo duro, forse difettoso ma sicuramente più consono alla realtà di cose che mi circonda. Così ancora una volta viene fuori la parte fredda di me, quella vendicativa, più dura del marmo, testarda, impertinente, orgogliosa, ironica e dissacrante, lasciando che tutte le altre me che mi compongono rimangano assopite nel buio. Ed è così che Show must go on.



Dialogue dub, now heres the rub
She's acting her reaction
She's in parties
It's in the can