mercoledì 30 gennaio 2013

Contro le attenuanti




Poi arriva un giorno in cui ti senti appassito, come se avessi perso tutta la linfa che ti consente di provare emozioni di alcun tipo, ti assale e rosicchia il verme dell'indifferenza. Pensi e ti sforzi pure di analizzare il fatto da più vicino, ti chiedi perchè dovrebbe importarti e non trovi motivo, non scendono lacrime, niente tuffi e neppure graffi al cuore. Niente, quasi come se fosse il momento della resa dei conti, quello in cui tiri la linea e sommi gli anni fino a contarne sedici d'indifferenza, li vedi lì davanti a te e pensi al paradosso: sono tre quarti degli anni che hai tu. E alla fine forse non è stata una saggia mossa spiattellarti davanti un conto così secco, ma mascherare ti avrebbe portato ad un uso sproporzionato ed eccessivo di attenuanti come quello che senti da sette anni, e si sa gli eccessi sono come le carenze alla fine. Meglio non rischiare, di cadere nella trappola della giustificazione a oltranza, labirinti di ragioni che stanno dietro otto parole: "è la differenza di mentalità e di generazioni". Prendi queste parole moltiplicale per due e ottieni sempre quei sedici anni.
Ripeti sempre che gli errori degli altri non giustificano i nostri, e anche stavolta ti torna utile, utile per dire che non vuoi giustificazioni. Perdonare è importante, tu sbagli, ma non ne sei capace, ed è per questo che nessuna lacrima scenderà quando lei non ci sarà più. 



Lo so che ti dispiace ma senza troppo impegno.

venerdì 25 gennaio 2013

Mancarsi





"Nicola è un lettore forte, ma non ha mai letto un libro dall'inizio alla fine. E' perchè non crede alla compattezza delle storie. Che un racconto resti coerente per duecentocinquanta, trecento pagine, gli sembra una forzatura. In un romanzo cerca gli sconfinamenti, le irregolarità. Il colpo di testa che prende lo scrittore quando vede passare una cosa e la segue, lasciando la rotta giusto il tempo di affacciarsi e rinunciare, tornando alla struttura con la coda tra le gambe. 
Sono quelle infrazioni che gli parlano. E' per loro che si riempie la casa di libri. Ne avesse il coraggio strapperebbe tre quarti delle pagine di quasi tutti quelli che possiede, per ritrovarsi una biblioteca di testi martoriati. 
Non che l'idea esteticamente gli dispiaccia. Se non lo fa è perchè sa benissimo che senza quelle che non legge, le parti che considera preziose perderebbero valore. Le cose importanti non si possono isolare, nè unire. Prese per una volta, s'immiseriscono. Selezionate e raccolte, non compongono un'opera. Per dire la loro devono confondersi"



Celebriamo allora i nostri sforzi
Il solco avaro da cui siamo partiti
[...]
Consideriamo questo
piuttosto che il resto
il peso
di cose fatte male
& fatte in fretta.

martedì 22 gennaio 2013

Cose che mi ha insegnato Manuel Agnelli

-Non c’è niente che sia per sempre.
-E’ la fine quella più importante.
-Non serve curare le foglie se gli alberi sono già morti.
-Il mio diploma in fallimento è una laurea per reagire.
-La banalità è immorale.
-Un bacio sporco riesce a curare il cuore dagl’incubi.
-La gente sta male.
-Bisogna uccidere per non morire.
-A volte serve un pensiero superficiale per rendere la pelle splendida.
-Ma poi abbiamo bisogno di qualcuno che venga a salvarci.
-Tutto fa un po’ male.
-Tutto quello che sai e tutto quello che non sai ti uccidono.
-L’amore è una patologia.
-Non tutto si spegne da se.
-Se c’è un senso sei tu.
-I giovani cuori falliscono.


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giovedì 17 gennaio 2013

La bomba in testa



E io ho la faccia usata dal buonsenso
ripeto "Non vogliamoci del male "
e non mi sento normale
e mi sorprendo ancora
a misurarmi su di loro
e adesso è tardi, adesso torno al lavoro.

Rischiavano la strada e per un uomo
ci vuole pure un senso a sopportare
di poter sanguinare
e il senso non dev'essere rischiare
ma forse non voler più sopportare.

Chissà cosa si trova a liberare
la fiducia nelle proprie tentazioni,
allontanare gli intrusi
dalle nostre emozioni,
allontanarli in tempo
e prima di trovarsi solo
con la paura di non tornare al lavoro.

martedì 15 gennaio 2013

How I am supposed to live without you






Tell me now
Tell me how am I supposed to live without you
Want you please tell me now
Tell me how am I supposed to live without you

Se brillando in silenzio resti accesa dentro me
Se bruciando e non morendo tu divampi e accendi me..

lunedì 14 gennaio 2013

Ognuno di noi è utile, a volte persino indispensabile






Un giorno distante, o meglio un giorno in cui prendi le distanze e maturi nuove prospettive. Come quando al posto di prendere il caffè la mattina, prendi un the, manca la caffeina ma la colazione alla fine la stai facendo lo stesso. E se il giorno dopo ripeti la stessa pratica, e quello dopo ancora lo rifai e continui per un mese costruisci una nuova abitudine. E per quanto le abitudini siano dure a morire si riesce sempre a costruirne di nuove, a rimodellarle, a pugnalarle, mandarle in coma e risvegliarle più o meno consapevolmente gridando al miracolo. Come quando non scrivi più e poi riprendi a farlo come se il silenzio avesse superato ogni confine di umana tollerabilità. Le cose cambiano, la gente lo fa e anche quello che pensiamo di conoscere non si rende mai sufficente per le più o meno buone nuove che ti vengono a bussare alla porta impacchettate a regola d'arte. Tu le scarti e hai quella curiosità un pò fanciullesca, un pò stupida, un pò umana di sapere cosa c'è dentro, apri in modo frettoloso e soddisfatto o meno, vai avanti. A volte però le più o meno buone nuove non ti arrivano a casa, li vai a ritirare da te, all'ufficio referti dalle ore 14.00 allle ore 15.30 lunedì 14 gennaio. Questa volta non c'è curiosità, non c'è fretta perchè vuoi la facoltà di non sapere e non si sa neppure cosa c'è: è speranza o rassegnazione? E' il fare finta di nulla che tutto sistema e tutto rompe. Poi la sera al tg senti che Alice Pyne non c'è la fatta, ha lottato per cinque anni ma sapeva che non ce l'avrebbe fatta. E l'orecchio cade lì in mezzo al frastuono della cucina, dei piatti, delle pentole, dei discorsi senza senso, e in meno di un secondo il silenzio e la tv a parlare da sola come un altoparlante che ti fracassa i timpani. Eppure meno di un anno fa non ci avresti fatto neppure caso. Alice ha espresso il desiderio che tutti i cittadini britannici s'iscrivessero ad un enorme banca dati del midollo osseo, perchè con una donazione che ti costa mezz'ora della tua vita dai anni di vita a qualcun altro che è stato meno fortunato di te. Quindi quando si dice che tutti siamo utili ma nessuno è indispensabile si parla a vuoto, ognuno di noi può essere indispensabile per qualcun altro.