sabato 28 settembre 2013

Ti penso raramente



 «Io sono un sognatore; ho vissuto così poco la vita reale che attimi come questi non posso non ripeterli nei sogni. Vi sognerò per tutta la notte, per tutta la settimana, per tutto l’anno. Senz’altro domani ritornerò qui, proprio qui, in questo luogo, e proprio a quest’ora, e sarò felice ricordando l’accaduto».
                                                                                                  Fëdor Dostoevskij, “Le notti bianche”




La notte è il momento peggiore dei tuoi giorni, forse anche peggio delle mattine in cui ti svegli abbracciata a te stessa, come se questo potesse colmare la sua mancanza, che ogni giorno mette radici più profonde, e cosa più preoccupante, reali. Perchè la notte, la riesci a scacciare di meno dai tuoi pensieri, la tua debolezza e la tua forza. E dovresti scegliere per una volta, almeno capire se è forza o debolezza, se è cura e malattia, ma sai dentro di te che l'unico carnefice di te stesso sei tu. Ieri un'amica mi ha detto: "Sai credo sia innamorato di te", e io le ho risposto, che non credevo fosse così, che le cose che stanno nella nostra testa se le moltiplichi per il cuore diventano quasi reali, ma sono un miraggio, proprio come una visione nel deserto. Allora guardi i tuoi libri, nella loro compattezza, nella loro solidità e pensi che lì troverai sempre un po' di te e Lui, un po' di un sogno solo tuo. "Ti penso raramente", già magari provo a convincermene adesso.




Sei diventato un fiore alto e disperato
Perché è il tuo modo di gridar che vorrei
Capita di non farcela
Come quando perdi il tuo uomo
O il tuo cane

Chissà chissà com'è
Se è come me è quasi amore
Chissà chissà com'è
Se è come me è quasi amore

Anche il tuo mondo prima o poi invecchierà
Ora sei il verbo che nessuno userà
Capita di non farcela
E di essere il coltello
Ed insieme la ferita

Chissà chissà com'è
Se è come me è quasi amore
Chissà chissà com'è
Se è come me non ha cuore

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