lunedì 16 settembre 2013

Ma le parole servono davvero?

 «Se ora le dicevo ‘addio per sempre’ era perché volevo assolutamente che tornasse entro una settimana; se le dicevo ‘sarebbe pericoloso vederti’, era perché volevo rivederla; se le scrivevo: ‘hai avuto ragione, saremmo infelici insieme’, era perché vivere separato da lei mi pareva peggiore della morte».
                                                                                                                  Marcel Proust, “La fuggitiva”





Continua  a piovere, sta tornando il freddo e l'odore di terra bagnata entra prepotente dalla finestra mentre cerchi di riposare le membra, trovare un ristoro dalla tensione che stai scaricando a poco a poco. Un dormiveglia, di desideri, sogni ad occhi aperti, paure che si attanagliano nello stomaco e che cerchi di combattere, con le parole che riescono a calmarti, ma non sai se sono le parole in quanto tali o il gesto di provare a parlare, di abbattere muri di silenzio nonostante le difficoltà. Una strada di pensieri, in cui ci sono molti ostacoli, e ti ritrovi a superarli mentalmente, come se fosse tutto possibile, come se fosse tutto reale, e capisci che è reale perchè ci credi, perchè hai bisogno di crederci.

«Ora penso soltanto alla mia malattia e alla mia salute, e l’una e l’altra, è vero, la prima come la seconda, sei tu».

                                                                                                           Franz Kafka, “Lettere a Milena”



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