mercoledì 29 gennaio 2014

Il coraggio di andare avanti

Fai ciò che devi, non guardare mai giù, perchè sei ciò che vedi e se c'è un senso sei tu. 
                                                                                                                   Afterhours- Carne fresca




In questo periodo non ho moltissima voglia di scrivere o esprimermi in qualche modo, vivo una sorta di stasi interiore che non mi consente di esternare nessun sentimento particolare. Ieri alla fine sono riuscita a lasciarmi quell'esame  che vedevo come una specie di pedaggio da dover pagare, dopo averlo messo da parte tante volte, prima perchè ero distratta da altro, poi perchè non riuscivo a ricominciare da capo qualcosa che mi piaceva ma che avevo iniziato a odiare. Amore e odio, come sempre nelle cose che faccio, nelle persone di cui mi circondo, nessuna mezza misura, non esiste indifferenza, o le amo o le odio. E non so neppure se non riuscire a provare indifferenza sia poi così sbagliato, forse io preferisco essere odiata all'essere indifferente. Preferisco da sempre essere temuta, anzichè in qualche modo voluta. Ora chiunque a questo punto direbbe che è un meccanismo di difesa, per pararmi da un possibile abbandono che non sarei in grado di accettare perchè non voglio restare da sola. E io in questi giorni ho capito meglio che mai, che a me non interessa più di tanto essere sola o in compagnia, dato che anche quando nessun altra persona è con me io non sento il vuoto della solitudine. Ricordo che quand'avevo dieci-undici anni non era così, quando iniziavano le vacanze estive andavo a casa dei miei zii  (che non abitavano ancora sotto casa mia) e passavo con loro tutto il tempo. All'inizio ho fatto amicizia con alcune bambine di quel palazzo,  e ho iniziato a passare del tempo con loro, tra giochi inutili e corse forsennate che sono durate un'estate intera. Mi sentivo felice perchè avevo delle amiche e ancora una volta avevo dimostrato di essere una bambina "solare" (così mi definivano maestre e catechiste) e socievole e tutto andava bene. L'anno dopo le ho cercate di nuovo, solo che loro non erano più come prima, e io pur essendo un anno più grande di loro ero troppo piccola, troppo poco formata per attrarre ragazzini intraprendenti o per parlare di reggiseni. Così presto mi hanno esclusa, e anche quando le cercavo si facevano negare. Allora io mi disperavo giornate intere e perlustravo ogni angolo della casa dei miei zii, oppure torturavo mia zia perchè giocasse a carte con me. Ma anche se mia zia si piegava sempre alle mie richieste io non ero felice lo stesso, a volte piangevo e mi sentivo "diversa". Finchè un giorno mia zia mi ha preso in disparte e mi ha spiegato che la solitudine esiste solo nella misura in cui tu vuoi che lei esista e che ci sono molti modi per non sentirsi mai soli pur non avendo la compagnia di nessuno. Io non la capivo, pensavo che lo dicesse solo per farmi sentire meglio, ma lei passò subito ai fatti. Mi mise un libro tra le mani "Pollyanna" e mi disse "è qua da tempo questo libro, non è bello dimenticarsi delle nostre cose, quindi perchè non provi a leggerlo?". Io iniziai di mala voglia e pensai subito che era un altro modo per farmi studiare, e farmi continuare ad essere la migliore, ma non dissi niente, e provai. Ma mia zia era una donna intelligente e così dopo il libro, insieme a mio zio mi fecero il dono della musica. A casa loro e in macchina c'era sempre musica da ascoltare, dal cantautorato al prog, e io imparavo a memoria qualcosa senza sapere all'epoca che era De Andrè. E allora arrivarono la prima radio a cassette e due musicassette. Io le ascoltai fino alla nausea, interrompendo il tutto solo dalla lettura. Ed era vero, non mi sentivo più sola come prima. Dopo arrivò il suggerimento di scrivere quando ne avevo voglia come mi sentivo e cosa mi passava per la testa. Ma quello ci misi anni a metabolizzarlo, ero troppo diffidente già da allora e non avrei mai voluto che nessuno leggesse delle mie debolezze, così iniziai a scrivere solo quando fui certa di avere un nascondiglio ideale. E ora che sono passati tanti anni e mia zia non c'è più a dirmi queste cose, io mi rendo conto di averle fatte mie così tanto che sono incapace di soffrire la solitudine. E anche per questo devo ringraziarla.  Insegnare a qualcuno, la forza e il coraggio di non abbattersi e andare avanti è il dono più grande che si può fare, e forse il gesto d'amore più vero che esiste oltre che l'unico in cui si può fondatamente credere.


A volte sogno
mentre tutti gli altri ballano
A volte sogno
[...]
Gli stessi suoni immobili
A volte sogno
Così tanti altri nomi
A volte io sogno
A volte sogno...

Charlotte-a-volte piange per se stessa,
Charlotte-a-volte sogna un muro intorno a sè.
Ma sempre con amore
con così tanto amore che sembra
qualsiasi altra cosa

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