venerdì 26 aprile 2013

Ma c'era un portone davanti ed io non avevo le chiavi per aprirlo.





Cambiamenti di rotta, di vestiti, di abitudini, di moda, di gusto.
Iniziare a vivere come non avresti mai pensato. Limitare il cibo, arginare le emozioni, disprezzare le paure, le tue e quelle degli altri. Allontanarsi come se fosse la soluzione ad ogni cosa, imporre distanze come recinti che tutelino da ingressi e occhi indiscreti pur essendo sotto gli occhi di tutti, come nascondersi la faccia con la tua stessa mano.  Guardarsi allo specchio e vedere gli stessi occhi piantati su un'altra faccia, smagrita, diversa. Pensare a partire ad andare, senza muoversi. senza meta, senza andare da nessuna parte. E' come l'uomo si diletta a prendersi in giro con la cyclette, pedali per un'ora, hai fatto diciotto chilometri eppure sei sempre lì nello stesso angolo della stanza con le stesse cose davanti e le stesse persone vicine.
Le persone che ti sono vicine, quelle che ti sono lontane pur essendo vicine e quelle che ti sono lontane e basta, complicazioni.
Le complicazioni nei rapporti, nella vita sono sempre l'asfalto che devi percorrere. Passare le giornate a spiegare tutto a tutti, a spiegare come stai, a spiegare cosa ti piace e cosa no, a spiegare diritto, a spiegare mille materie, tutto tranne chi sei. Imporre cancelli, inferriate, lucchetti, catene tutto per costruire il portone che cela chi sei.


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