martedì 16 aprile 2013

Ambiguità lessicali





Una lettera, insieme di più parole, o una lettera intesa come alternativa tra vocale e consonante. Il tutto o l'uno. Ieri camminavo per strada e questi pensieri mi entravano e uscivano dalla testa come avventori occasionali di un bar vicino alla stazione alle sette del mattino. Un biglietto, un pezzo di carta con tante parole, uno scritto telematico, un titolo di viaggio, è sempre una questione di qualificazione, il dettaglio che cambia la sostanza. E poi due parole "alludere" e "illudere", diverse e simili al tempo stesso. L'etimologia alla fine è quella, ciò che varia sono solo due lettere iniziali: ad+ludo e in+ludo. Anche il significato è poi così diverso? Alludere è accennare a qualcosa ritenendola sottointesa. Illudere è ingannare utilizzando false apparenze. La distanza non è poi così insuperabile, si può alludere illudendo con apparenze che sono solo finzioni: sono in forma smagliante, sto benissimo. Ma alla fine non c'è niente di vero, o almeno verosimile.

"e io sprofondo
nel posto delle cose da non trovare
in un buco di città per guarire
e riprendere velocità
e fare cose stupide
per non aver ragione
inzuppato di malessere
e allucinata malinconia
avrei di meglio da fare,
per esempio continuare a sognare
e la luna intorno al mondo
continua a girare
mentre tu mi nascondi
nel tuo posto delle cose da non trovare"

Santo Niente- Il posto delle cose da non trovare


Aspetto fuori
Il tuo ritorno
Pensando sempre
E solo a te.
Ma tu
Coi tuoi discorsi strani:
Cantare le canzoni
Oggi non basta più!
E non c’è una soluzione se non quella
Di rimpicciolirmi a dismisura

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