venerdì 13 aprile 2012

Sai piccina che a nessuno frega chi può nuota chi non può annega

                                                                                                                                       Patrick Desmet

L'asfalto viscido sotto i miei passi si mischia ai residui di pioggia nera, caduta giorni fa. Sotto l'acqua il rumore dei miei piedi decisi si confonde con i copertoni delle auto in corsa che aggrediscono la strada. Le gocce si distribuiscono sui jeans fino ad inzupparli e l'acqua prova ad inondare anche le scarpe, ma non c'è alcuna reazione, solo noncuranza. Le alluvioni mentali sono peggiori: distruggono le fondamenta di ogni convinzione illusoria. Spesso le cose sono diverse da come le vedi ed è quasi tragicomico capire che la percezione varia da soggetto a soggetto, da attimo ad attimo. Gesti che per te possono essere e sono pugnalate per chi le fa sono solo azioni senza peso e senza fiato sprecato a dare spiegazioni. Il cellulare vibra nella borsa, si ritorna alla realtà: un sms di scarsa rilevanza. Scorro la lista dei messaggi e mi rendo conto che le cose rilevanti non stanno lì, lì è tutto vuoto, apparenza e bon ton di conversazione. Rileggo parole di gente approssimativa e malata d'orgoglio, scuoto la testa e metto via il cellulare. Alzo lo sguardo e vedo una figura in nero che cammina verso di me ma nella direzione opposta, mentre sono quasi arrivata a casa. La riconosco, quella vecchia signora, che abita di fronte casa mia, imbacuccata dentro quello spesso cappotto nero, con l'ombrello nella mano tremante. Una macchina parte a velocità dall'orizzonte, non può non averla vista. Prende in pieno una pozzanghera con la ruota e la bagna da cima a fondo. Mi preparo mentalmente alla stessa sorte, guardando le pozzanghere alla mia destra, ma il giovane guidatore rallenta e suona col clacson. Avrei potuto incenerirlo. Mi avvicino alla signora, salutandola le chiedo dove sta andando con questo tempo assurdo, mi dice che ha bisogno di una prescrizione medica per il marito. La guardo: è fradicia. Ubi maior, minor cessat. Mi volto e cambio direzione.



Non si respira in questa città
e il male sul bene si sa vincerà
non amo non odio non amo non odio
dimmi se è questo che irrita
non amo non odio non amo non odio
dimmi se è questo che irrita
gira la colpa in questa città
gira la colpa prendila
e di dolcezza non ce n'è più
resta l'amaro

3 commenti:

  1. Vorrei aiutarti con le mie mani s-porche perché non c'è niente di meglio di una bella conversazione (e sono pratico di momenti duri)
    in ogni caso capisco perché sei sparita e forse ti perdono, sai?Al posto del ragazzo anch'io ti avrei suonato e invitata a salire ;-) il tuo Anonimo V.

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  2. Caro anonimo, con le tue mani (s)porche puoi aiutare solo la tua persona durante i suoi momenti duri, nella speranza di trovare ristoro nell'autocompatimento, ops compiacimento. xD

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  3. ahi ahi ahi, così mi fai male al cuoricino.... però mi piaci così, aggressiva... fatti sentire ;-) A.V.

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