martedì 3 aprile 2012

Ti diranno che sei poco produttiva

                                                                                                                                 Oleg Tchoubakov

Pioggia, nebbia e silenzi artificiali. Calma apparente. Tutto all'esterno sembra diverso da com'è: vedi un vulcano coperto di neve e puoi solo immaginare che dentro stia rimescolando lava per esplodere, vedi una mela rossa degna di far concorrenza a quella di una fiaba ma non puoi sapere che dentro c'è un verme che la corrode e la fa marcire. Quand'eri più piccola guardavi le stelle e vedevi l'eternità, poi sei cresciuta e sei arrivata al capitolo "morte di una stella" e un'altra stupida convinzione è stata rasa al suolo. Le convinzioni sembrano sempre incrollabili ma sono fatiscenti, credi che siano di cemento armato ma è solo cartongesso.  Mi siedo e guardo fuori, la nebbia, l'incertezza di vedere e non vedere, di sfiorare e non raggiungere. Come quando i tuoi genitori ti hanno regalato la prima bicicletta, sei salita su fiera, come un cavaliere medievale e loro si sono allontanati invitandoti a raggiungerli, allora tu ci hai pensato, li hai osservati e sei partita. Quando eri lì lì a pochi centimetri di distanza loro si sono allontanati. E' stata la prima volta che hai avuto quella sensazione di esserci quasi, di essere vicina ma non abbastanza.  E' la logica del not enough che si appropria di ciò che sei, e allora corri più che puoi e sai che se ti fermi sei finito perchè chi sta correndo dietro di te ti sale addosso.





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