giovedì 18 luglio 2013

L'importanza di fare il morto

Mi starò bene così. Mi accontenterò di come sono, rotta, ammaccata, funzionante solo a metà.
Valentina D'urbano- Il rumore dei tuoi passi









 Il mare di metà luglio, una giornata di sole in una spiaggia popolata da stranieri. L'acqua è immobile, una tavola su cui sdraiarsi pronti per un autopsia di pensieri, emozioni, sensazioni, morti già dal momento in cui erano embrione. Serve davvero esporsi a qualcuno, per qualcuno o qualcosa che non riesci nemmeno a definire? Il prezzo che si paga è sempre dannatamente alto, pesante sul tuo conto personale, è l'accusa di non essere autentici, l'accusa di una bugia incisa a fuoco sulla pelle e la convinzione di capire tutto e niente insieme, di essere nel giusto e nell'errato continuamente, del vagare. E avresti anche voglia di parlare, di raccontatti, o forse avresti solo voglia di sbagliare ed essere sicura di poter dire di averlo fatto.
La corrente porta con sè i resti di pensieri che si sono sviluppati per anni, costantemente, fino a logorare tutto, fino a lasciare una ferita aperta a marcire senza nessuna cura. Il guaio è che tu aspetti ancora che qualcuno te la curi, qualcuno che ti salvi, ma nessuno può salvarti, se sei solo in mezzo al mare, o decidi di nuotare oppure anneghi lì seduta stante.




Sfoga la tua rabbia
nella rabbia dell'oceano
forse c'e' una spiaggia
dietro a un'altra pagina
Ma come puo' accaderti questo?
Decolli a bordo del tuo letto
Stai tranquilla non e' niente
e' solo vita che entra dentro
il fuoco che ti brucia il sangue
quella e' l'anima
Puo' anche non piacerti il mondo
o forse a lui non piaci te
comunque questa e' un'altra storia

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