martedì 27 marzo 2012

Come un albero al vento piegato



                                 Marcos Rey- Disegno su tela


Mattina, sole caldo, riparatore, vento che s'insinua tra i rami degli alberi, che trascina sbattendola da un lato all'altro del terrazzo una foglia morta giovanissima. Mimì si avvicina e muove la testa accarezzandosi da sola con la mia mano paralizzata, che potrebbe fare ma non fa, che s'immobilizza perchè la stasi talora è salvezza.
Fisso il vuoto dell'erba verde e mi chiedo se è possibile trovare una coccinella in mezzo a tutti gli altri insetti che abitano il verde speranza illusorio che mi circonda. Ma io neppure mi sforzo di cercare, resto impassibile e indifferente e soffrirò per la mancanza di qualcosa che non ho conosciuto mai, per un'assenza mai stata presenza. Poi lo squillo insistente, insoltente, reale del telefono. Tu rispondi, ripeti ad alta voce "Oggi pomeriggio alle cinque, siamo d'accordo". Io lo sento anche se la musica nel lettore è messa al massimo ed esce aggressiva dalle cuffie. Ti avvicini, mi metti una mano sulla spalla credendo che io non abbia sentito. Tolgo le cuffie, alzo lo sguardo incontro i tuoi occhi come i miei, vedo la tua testa assolutamente nuda e ti dico che ho capito. Mi sorridi e vai a fare i bagagli. Ritorno al mio nulla, al mio inferno personale e me lo ripeto forte, fino ad assordarmi: vederti partire non ti farà sparire. No, vederti partire non può e non deve farti sparire.






I’m not here
This isn’t happening
I’m not here
In a little while
I’ll be gone
The moment’s already passed.

2 commenti:

  1. eppure c'è gente che sparisce anche senza partire

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  2. E gente che parte senza sparire. Relativismo delle situazioni.

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