martedì 3 dicembre 2013

Penne scariche usa e getta

"E' questo che spesso chi non ha attraversato il tropico del dolore fatica a capire: il fatto che una persona sia morta può voler dire che non è viva, ma non che non esiste."

                                                                                                               Julian Barnes- Livelli di vita

                                                                                Gina Vasquez Photography


"Fla, posso chiederti una cosa?"
"Dimmi"
"Perchè la gente muore?"
"Perchè, tutto finisce no? Prendi la tua penna preferita, prima o poi si scarica e finisce, muore anche lei. No?"
"Ma la penna non si può ricaricare?"
"Sì è vero, alcune penne si possono ricaricare, ma altre no. E le persone sono così come le penne scariche usa e getta che non si possono ricaricare."
"E allora perchè la gente muore anche prima di scaricarsi?"
 "No, non muore prima di scaricarsi, è che certa gente è come quelle penne che durano di meno perchè l'inchiostro è poco o perchè è più prezioso e per scrivere ne impieghi di più"
"Ho capito, ma quindi poi come si fa quando non hai più la tua penna preferita?"
"Si fa, Salvo, si fa che ti ricordi di averla avuta e sei felice lo stesso"
"Sicura?"
"Sì."
"Ti credo." E sorride. 

Io non mi credo per niente, ma va bene comunque, come tutto il resto, che se non va bene te lo fai andare bene lo stesso. Uno di quei giorni in cui si sta, in cui le ore passano in modo standard, nè troppo velocemente nè troppo lentamente. Leggo parecchio, un po' per evadere e un po' come terapia, come una specie di analisi. Mi allontano sempre di più dalle persone e mi attacco sempre di più alle cose, con smania perchè come una bambina penso che le cose non vanno via, che non me le possono portare via se io ci sto attenta. Mettere ordine dovrebbe essere il primo passo da fare adesso, ma da dove cominciare? Studio, cassetti, libreria, testa o cuore?  Per esclusione vado a parare sul porto sicuro: lo studio. E studio, almeno ci provo a ricordarmi come facevo prima, quando lei magari era ancora in ospedale ma viva. A volte è ancora come se ci fosse, poi penso a quanto freddo sente dentro la bara chiusa dentro quel loculo, a quanta aria le manca, e soffoco anch'io un po'. E questo capita spesso ormai, sempre quando sono in mezzo alla gente, quando mi metterei ad urlare e non mi esce la voce e soffoco. Da bambina avevo sempre un sacco di incubi, e spesso sognavo che lei moriva, poi mi svegliavo e finiva. Ma ora no. Però ora qualcosa è cambiato: non lo racconto più a nessuno cosa sento, perchè diciamocelo la tristezza alla gente fa proprio schifo. A me non ha mai fatto schifo invece. Alcuni pensano che se le cose non le dici, loro vanno via. Per me non è così, io non smetto mai nulla davvero, non smetto di voler bene alle persone anche se continuano a farmi a pezzi, per esempio. Ma ho paura. Paura di cambiare, paura di franare ancora. Oggi ho paura di tutto e tutti, ma a differenza di sempre oggi non hai bisogno di qualcuno che ti prenda per mano e ti dica che tutto si sistemerà.
Se rompi una cosa puoi rimetterla insieme ma in fondo resterà sempre a pezzi. E' un po' quello che succede anche con le persone, rompile senza ammazzarle, loro restano perchè non possono farne a meno, ma non funzionano più come prima, perdono luce, perdono bellezza, perdono amore. E lo so che sono rotta da tutte le parti, che m'inceppo, spesso, troppo spesso, ma devo provare a sistemarmi anche restando difettosa a vita, anche solo per capire che esisto ancora e che la vita va avanti comunque, che io voglia viverla oppure no.


 Come quando ti senti comunque,
come quando sono lontano,
come quando ti manco,
come quando ce l'hai con me,
come quando non ti vedo,
come quando manchi a me.

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