venerdì 7 marzo 2014

L'ha presa bene, vero?

Scivola lento il languore spietato di vederti sparire.
Il fumo negli occhi, non ti devo guardare. Dipingo di grigio ogni mio paradiso.
La luce che bussa, ti vengo a cercare, ma tu sei già andata via.
                                                                                                                 Il cile- Tu che avrai di più



"In fondo l'ha presa bene, sta reagendo no?"
Reagire, come si reagisce a un male incurabile, come un malato terminale che si attacca alla vita, perchè non vuole perderla.  E io mi attacco ai ricordi, al fantasma della sua assenza che ogni giorno mi ricorda chi sono anche quando cerco di dimenticarlo. E durante il giorno riempio la mente di tanto altro, per non lasciare che il dolore si espanda e mi tolga il fiato, comprimerlo come una molla pronta a riespandersi al minimo cedimento della barriera del fare che mi costruisco. I mesi passano e siamo già a quattro, ma niente di lei mi passa mai, un'assenza sempre più presente in una beffarda armonia del contrasto. Dicono che esista un momento in cui si è pronti a perdere una persona cara, che ognuno ha i suoi tempi per superare le cose, per imparare a gestirle, ma siamo sicuri che è davvero così? Siamo così certi che tutti funzioniamo allo stesso modo?
Spesso presuntuosamente, ho pensato che non so funzionare come gli altri, che sono come un pianoforte con un tasto rotto, che non consente di produrre suoni lineari, ma solo stonati, discordanti. E non so più neppure se mi dispiace davvero essere un accordo fuori intonazione. Alla fine, anche se stonato, il piano suona lo stesso.


Te ne sei andata docile
tra le mie braccia
nella tua fredda notte
leggera come una rondine stremata
tu che avevi il terrore del vuoto.
Mi piacerebbe ogni tanto averti qui
per mostrarti le cose che ho di te
.

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