“Parlava di libertà e indipendenza eppure era la persona piu’ schiava e dipendente che avessi mai incontrato. L’immagine che aveva di se stesso lo soggiogava e non gli concedeva molti margini per scegliere qualcosa perché davvero lo volesse lui, perché intimamente lo riguardasse.
Lui era destinato a rovinare sempre tutto, era una nullità, uno scarto, era lo zingaro, l’uomo senza possibilità di futuro, senza speranze”
Chiara Gamberale- La zona cieca
Un ciclo circolare, un percorso predefinito, uno standard a cui ci si può solo adattare. E' il naturale corso degli eventi. Sono nata in autunno, la stagione intermedia che alterna caldo e freddo, sole e pioggia. Una stagione instabile. Ci sono giorni in cui sento di poter risolvere tutto, e giorni in cui sento che saranno le cose a risolvere me, definitivamente. Sarebbe più semplice se accettassimo, il dato inevitabile che la gente è come le stagioni, o meglio come la stagione in cui è nata e l'unica cosa che le accomuna tutte è che prima o poi andranno via. Poi torneranno ma non saranno mai uguali, non sarà mai lo stesso autunno, la stessa primavera e via dicendo. Chi è nato nelle stagioni intermedie è più sfortunato degli altri, non riuscendo a mantenere una costanza. Così primavera e autunno, sono le persone peggiori, quelle più distanti, separate da un' altra stagione, eppure complementari, uniche nel potersi capire. Come colmare le distanze? Come riuscire a superare il temporale e lo sconforto, di essere simili e diversi al tempo stesso?
«Quel
giorno aveva imparato che si può essere cacciati di casa per troppo
amore. E la partenza, qualsiasi partenza per forza, è una ferita che
brucia a lungo o sempre, anche se non si vede.»
Carmine Abate- Il bacio del pane
Ho visto fiere rondini
bruciare di passione
volando basse e rapide
ridendo piano
e le ho viste, stanche e affrante
posarsi sul mio balcone
le ho sentite parlare, parlare
tenendosi per mano
Ho paura di cadere
disse la più bella
di scoprire che i miei voli,
son stati di cartone
di scoprire chi ha creato quella stella
che dall'alto osserva tutto
come l'occhio di Didone
la più piccola la ascolta,
ali chiuse, sguardo spento
forse impreparata
ad un tema così amaro
E lei non parla
ed io leggo in volto
il verso del giaguaro
Liberi di vivere
liberi di ascoltare
le illusioni della mente
e dell'anima
liberi dai pensieri
dai riflessi della mente
e dell'anima
liberi di ascoltare
le ragioni dentro al cuore
e dell'anima
E questi giorni in bianco e nero
accartocciati dentro fogli da disegno
dove due colori son bastati per guardare
le foto di famiglia
e lì, ho visto tutti i voli
con le ali irrigidite
come fossili di marmo
ci vorrebbe un vento bagnato
che riempia gli spazi,
lasciati all'agonia dell'infinito
che spenga il bagliore dato a questo sole
bruciare di passione
volando basse e rapide
ridendo piano
e le ho viste, stanche e affrante
posarsi sul mio balcone
le ho sentite parlare, parlare
tenendosi per mano
Ho paura di cadere
disse la più bella
di scoprire che i miei voli,
son stati di cartone
di scoprire chi ha creato quella stella
che dall'alto osserva tutto
come l'occhio di Didone
la più piccola la ascolta,
ali chiuse, sguardo spento
forse impreparata
ad un tema così amaro
E lei non parla
ed io leggo in volto
il verso del giaguaro
Liberi di vivere
liberi di ascoltare
le illusioni della mente
e dell'anima
liberi dai pensieri
dai riflessi della mente
e dell'anima
liberi di ascoltare
le ragioni dentro al cuore
e dell'anima
E questi giorni in bianco e nero
accartocciati dentro fogli da disegno
dove due colori son bastati per guardare
le foto di famiglia
e lì, ho visto tutti i voli
con le ali irrigidite
come fossili di marmo
ci vorrebbe un vento bagnato
che riempia gli spazi,
lasciati all'agonia dell'infinito
che spenga il bagliore dato a questo sole
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