"Dovunque
stai è uguale, quello che hai te lo porti dentro. Non c'è bisogno di
nient'altro che del tuo corpo, è la casa di tutti i tuoi strappi, delle
tue cicatrici. Il posto degli affetti che non hai, degli amori che non
ti vogliono e di quelli che ti sei costruita per andare avanti. Quello
che hai te lo trascini appresso, non è nelle persone e nemmeno nelle
cose che ti ricordano delle persone. Quello che hai sta dentro di te."
Valentina D'Urbano- Acquanera
Valentina D'Urbano- Acquanera
Partire per non ritornare più.
Quella notte in questo stesso letto, con la stessa coperta, ho avvertito il vuoto che iniziava a riempirmi, che si portava via tutto: la luce dai miei occhi, il sorriso, la dolcezza, la delicatezza, le belle parole, tutto il buono che c'era. I mesi passavano e io non guarivo, non tornavo più, alla fine sono passati anche gli anni e io stessa ho capito che quella persona era morta, adesso ero un'altra. Lei mi guardava e aveva paura perchè non tornavo più, e alla fine si è dovuta rassegnare a volermi bene così rotta com'ero. Il 31 ottobre scrissi la fine sulla mia moleskine senza alcuna pietà, scrissi: oggi il mio cuore si è fermato e ha smesso di amare, non mi fiderò mai più di nessuno. Ho mantenuto la promessa, come se fosse un patto fatto col mio stesso sangue. Per me le promesse sono sempre state sacre, da quando ero bambina e ancora oggi lo sono. All'epoca ero piena di rabbia, perchè ero stata debole, perchè sapevo che non dovevo, ma avevo solo sedici anni e dovevo darmi un'opportunità, una sola di credere che qualcosa di straordinario era possibile. Quell'opportunità me la sono concessa, e si è bruciata, la cenere si è dispersa ovunque e ha sporcato anche la parte pulita che mi era rimasta, ma non mi ha uccisa, mi ha lasciata viva e contaminata. E per certe infezioni non c'è cura, niente che le debelli, si possono solo accettare e considerarle un'anestetico. Le cure sono solo palliative. Ma una cosa in questi sette anni è cambiata, ho smesso di avere rancore, ho perdonato mio padre e ho accettato la sua disfatta, il suo fallimento e la sua resa, l'ho separato dall'idea che nutrivo di lui, e l'ho preso per quello che è, una persona in fondo sciocca e debole. A che serve sparare su una croce rossa? A niente. A cosa serve odiare? A niente, ti rosicchia l'anima e poi la carne, ti porta via anche le ossa alla fine, ti fa morire. E forse non è sbagliato essere così spezzata se riesco a pagare ancora per tutti i miei sbagli, per tutte le cose che non dico e per quelle che dico prendendo grossi abbagli e grosse mazzate. Ne ho prese tante mazzate, e non mi fanno paura, nemmeno male, il vuoto ha preso tutto, non si allarga più ormai, non ha dove andare, ha coperto tutti gli spazi liberi, e fa parte di me, come un polmone, un rene, come il cervello. Quando il vuoto ti ha preso, niente fa più paura.
Indossi il vuoto con classe
ma è tutto ciò che avrai
ma è tutto ciò che avrai
Nessun commento:
Posta un commento